SA COGONE DE PISTIDDU












2 Febbraio 2019 #Litalianelpiatto presenta per questa uscita un tema molto particolare; IL PIATTO DEL SANTO PATRONO e io, in rappresentanza della Sardegna dopo lunghe e travagliate ricerche, sono approdata nella provincia sassarese a Sant'Antonio di Gallura (e dintorni ) dove il 17 Gennaio si festeggia Sant'Antonio Abate. Quella che voglio presentarvi e di cui voglio parlarvi è la ricetta di un dolce speciale e della leggenda ad essa legata altrettanto speciale che da subito ha alimentato la mia curiosità: SA COGONE DE PISTIDDU.
La tradizione bonesa de sa cogone de pistiddu è favolosa. Non è solo sapa, semola e arancia, ma è anche fuoco, leggenda e magia.
Il dolce infatti, offerto al santo e benedetto dal fuoco ha un potere terapeutico magico, in grado di garantire, per intercessione di Antonio, prosperità e abbondanza per tutto l’anno. Non è un caso che i motivi decorativi che con maggiore frequenza ritornano nella cogone siano spighe piene e grappoli d’uva folti. Accantonato il caldo estivo, lo scirocco umido dell'ultimo mese , in prossimità dei festeggiamenti per Sant'Antonio il clima in Sardegna muta quasi sempre drasticamente e anche da noi arrivano i primi freddi.  Se anche non si conosce questo " magico Santo " è molto probabile che quasi tutti ne conoscano l'immagine sacra con cui esso viene rappresentato. Ha sempre in mano un bastone e ad accompagnarlo e un maiale. Vediamo cosa rappresenta il bastone: Antonio, uomo di buon cuore decise di recarsi presso le porte degli inferi. Non solo sapeva dove queste si nascondessero, ma pare che questo suo incarico non abbia destato in lui alcuna preoccupazione, astuto e lesto come sapeva essere. Ad accompagnarlo v’era il suo bastone di ferula, che scopriremo poi essere il cuore dell’intrigo e il suo piccolo maiale, senza il quale  il santo non si separasse mai; in pratica muovendo sbadatamente le braci con il proprio bastone rubò il fuoco. Il cuore della ferula altamente infiammabile ieri come oggi, prese rapidamente fuoco e fuoriuscito il santo di tutta fretta dagli inferi donò il prezioso elemento ai sardi. Il grido ancora viene ricordato come “Fogu, Fogu per su logu; Linna, Linna po sa Sardigna!”che tradotto in italiano significa :Fuoco, Fuoco per ogni luogo; Legna, Legna per la Sardegna!”.Ecco come i sardi scoprirono il fuoco e come questo bene primario si diffuse su tutta l'isola. Cosa rappresenta invece la figura del maiale? Diventa il suo migliore amico durante il medioevo quando i frati antoniani iniziarono ad allevare i maiali a spese di tutta la comunità. Questo maiale girava libero per tutto il villaggio e tutti quanti lo nutrivano perchè nutrire lui era come nutrire il Santo. Quando l'animale veniva ucciso la sua carne veniva data ai poveri perchè venissero sfamati.La figura di Sant’Antonio è per altro connessa al mondo dei defunti e al mondo  sotterraneo per molte altre motivazioni: il fuoco di cui abbiamo detto sotterraneo e infernale, il maiale come fidatissimo amico, le questue ad opera dei più piccoli vicari dei morti, i dolci preparati in suo onore, tutti (o quasi) a base di sapa e pistiddu, l’ingrediente principale per la preparazione dei dolci in onore dei defunti. I dolci preparati in suo onore sono quasi tutti a base di sapa e pistiddu ( saba addensata con l'utilizzo della semola durante la sua ebollizione ) e vengono preparati nella tradizione per ringraziare il Santo per le grazie ricevute o richiederne una sua futura. La particolarità della leggenda sta nel confezionamento del dolce perchè realizzandolo si  legare il Santo a sè, basti pensare ai modi di dire che ancora oggi circolano nell'isola: “Su donu est depidu” (il dono è debito), “prattu chi andat, prattu chi torrat” (piatto che va, piatto che deve tornare “pieno”), “dare e leare faghet amare” (dare e ricevere fa amare).Diversi sono i dolci che si preparano in onore del Santo ma tra loro si somigliano molto: che si tratti di pan'è, di pistiddu, di cogone de pistiddu, di paniscedda, di tiriccas, di pane nieddu o seddines il concetto è sempre il solito: pistiddu involto in semola che assume forme anche molto diverse, in alcuni casi squisitamente artistiche.Il dolce sfornato viene portato in chiesa per la benedizione e da questa nasce una sorta di “abrebadura” del dolce che viene potenziato, diventa magico a tutti gli effetti, terapeutico o protettivo. A potenziare il dolce ci pensa non solo la benedizione ma anche il fuoco: a Bono il dolce custodito in ampi canestri viene portato davanti al fuoco e le donne che lo hanno confezionato fanno, con in mano il canestro tre giri a destra e tre giri a sinistra e sa cogone de pistiddu si ritiene benedetta e consumata. Anche a Nule il pane di Sant’Antonio viene portato in chiesa per la benedizione. Sul dolce si modella un porcellino con tanto di campanella d’oro e questo, ridotto in pezzi si conserva per tutto l’anno in casa o nell’ovile. Proteggerà da parecchi mali: è ideale contro le scottature se lo si applica sopra, protegge l’ovile e i campi dagli incendi estivi, ma anche la casa e chi la abita. . Quindi cari amici e amiche se vi cimenterete nella preparazione di questo dolce non dimenticate di offrirlo al Santo pronunciando  l’immancabile frase rituale “ Sant’Antoni ccetta sa pregadoria” (Sant’Antonio, accetta questa mia preghiera).
Sant'Antonio Abate

INGREDIENTI:
Per la pasta:
1 kg di semola;
250 gr di farina 00;
350 gr di strutto;
una bustina da 16 gr di lievito in polvere per dolci
2 cucchiai di zucchero semolato ( nella ricetta originale non c'è );
Per il ripieno:
1 lt di sapa;
500 gr di miele;
200 gr di semola;
la scorza di un' arancia grattugiata ( io ho messo la polvere della scorza essiccata );
100 gr di farina di mandorle ( nella ricetta originale non c'è).

PROCEDIMENTO:
Come prima cosa preparate la confettura di sapa che dovrà raffreddare. 





In un capace tegame mettete la sapa, aggiungete il miele e la scorza dell'arancia. Portate ad ebollizione e mescolando velocemente aggiungete la semola e la farina di mandorle. 



Appena la confettura si sarà addensata, togliete dal fuoco e lasciate raffreddare.




Una volta raffreddata la confettura,preparate la pasta: con un impastatrice munita di gancio o con metodo a fontana tradizionale, impastate la semola con la farina, lo zucchero, lo strutto e il lievito sciolto in un goccino di acqua fredda. Versate l'impasto su una spianatoia e impastate fino ad ottenere un panetto liscio e omogeneo.

Prelevatene una parte lasciandone un pò per le decorazioni e  stendetelo con il mattarello. 


Rivestite uno stampo da crostata di circa 32 cm di diametro, bucherellate il fondo con una forchetta e versatevi a livello la confettura di sapa. 

Decorate a piacere utilizzando spighe, uva, bastone o maialino e infornate inforno preriscaldato a 150 gradi fino a completa cottura. 

Sfornate e lasciate raffreddare.








Vi presento le mie illustri e meravigliose colleghe, rappresentanti delle altre Regioni italiane:
Valle d’Aosta: NON PARTECIPO CAUSA BLOG IN FASE DI TRASFERIMENTO SU ALTRO DOMINIO E HOSTING
Toscana: Marzapane di Pietrasanta per San Biagio https://acquacottaf.blogspot.com/2019/02/marzapane-di-pietrasanta.html
Abruzzo:non partecipo
Sicilia: Bocconcini di Pesce Spada a Ghiotta per la Madonna della Lettera https://www.profumodisicilia.net/2019/02/02/pesce-spada-a-ghiotta/

Commenti

  1. wuauuuau che delizia... e bellissima preparazione. A presto LA

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  2. Una storia bellissima per un dolce davvero gustoso.

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  3. Veramente buona questa torta Dani, ero curiosissima e le aspettative non sono state tradite!

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  4. NOn conosco la sapa. La torta è un capolavoro.

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  5. Che bella storia e chissà che buona questa torta :)

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  6. Wow che ripieno saporito... non può che essere speciale!

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  7. Storia davvero fantastica, bella, molto. Ho dovuto cercare su wiki la sapa, perchè non sapevo cosa fosse :) torta invitante e circondata da questo alone di magia. Brava brava! Un abbraccio Antonella

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